Non è un “semplice” dolore, passeggero e risolutivo. Ma perdurante, oltre i tempi canonici: almeno 3-6 mesi, che si protrae da oltre 3 mesi e da oltre 1 mese dopo la risoluzione della lesione o del problema che lo ha originato, come disturbo cronico (un tumore, l’artrite, il diabete o la fibromialgia) o a una lesione che non guarisce. Un dolore ricorrente da mesi o anni. È l’ “inquadramento” del dolore cronico: ne soffrono 14 milioni di italiani e più del 40% già da un decennio.
Oggi ci sono nuovi trattamenti, come stimoli elettrici, che consentono di evitare l’uso di farmaci e relativi effetti collaterali, soprattutto negli over 65. Se ne è parlato al Congresso Nazionale FederDolore-SICD (Società Italiana Clinici del Dolore).
I dati preoccupano
Secondo le stime sono circa 4 milioni gli italiani che, sul totale, soffrono di un dolore non adeguatamente trattato e 1 su 3 ha dovuto attendere più di 5 anni per una diagnosi definitiva. Numeri che preoccupano soprattutto in relazione alla popolazione più in età: gli ultra 65enni, di norma già in trattamento per altre patologie e fra i più colpiti. Una ulteriore dose di farmaci per gestire (anche) il dolore cronico, talvolta non rispondente alla cura, può aggravare il generale contesto.
Che fare?
L’utilizzo della radiofrequenza in questa fascia di popolazione potrebbe essere una vantaggiosa opzione terapeutica: un approccio che offre un sollievo personalizzato dal dolore, minore esposizione ai farmaci e una migliore qualità di vita. «Nel caso del dolore cronico, molto diffuso tra gli over 65 – spiega Giuliano De Carolis, Past President di FederDolore SICD – l’uso della radiofrequenza riduce anche la dipendenza dai farmaci. L’invecchiamento è spesso accompagnato da una serie di patologie croniche, in molti casi gestite con una lunga serie di farmaci, essenziali per il controllo della problematica ma che possono causare effetti collaterali o interazioni indesiderate, incluso un aumento del rischio di cadute e incidenti».
I vantaggi della radiofrequenza
Dà sollievo al dolore, senza la necessità di aggiungere ulteriori farmaci a quelli di uso quotidiano. «A differenza di molte terapie – prosegue l’esperto – che possono causare effetti avversi tra cui nausea, vertigini o disturbi gastrointestinali, la terapia con radiofrequenza è generalmente ben tollerata ed ha un basso rischio di complicazioni».
Di che si tratta?
La radiofrequenza è una procedura minimamente invasiva che impiega onde elettromagnetiche per trattare il dolore cronico, offrendo un sollievo a lungo termine, riducendo la necessità di procedure ripetute rispetto ad alcuni altri trattamenti. Ciò significa meno disturbo per il paziente e una maggiore stabilità nel controllo del dolore nel tempo. «Il dolore cronico – conclude De Carolis – può avere un impatto significativo sulla qualità di vita degli anziani, limitando la loro capacità di svolgere attività quotidiane, di socializzare e godersi appieno la vita. invece fondamentalo per un invecchiamento più in salute». Risvolti che la terapia con radiofrequenza promette di evitare: la riduzione del dolore consente ai senior di mantenere uno stile di vita più attivo e indipendente. Un vantaggio non solo per la persona ma per la sostenibilità del sistema socio-sanitario e assistenziale.
Tu o un tuo famigliare soffrite di dolore cronico? Conoscevi questa opportunità terapeutica?
-A cura di Francesca Morelli