Non più la flebo o la compressa per bocca. Il futuro dell’antidolorifico, quello potente cui si ricorre dopo un intervento chirurgico ad esempio, potrebbe essere impiantabile. Proprio così, collocato sotto cute in grado di rilasciare una sostanza raffreddante che lenisce il dolore solo là dove serve. Un dispositivo che nel tempo si autoelimina da solo perché biodegradabile. Questa innovazione tecnologica è stata messa a punto da bioingegneri americani, della Northwestern University, vuoi sapere di più?
Dai libero sfogo alla fantasia. Come ti immagini l’antidolorifico del futuro? Non è una capsula, non è una sostanza liquida, solida o gassosa. Bensì un nastro sottile, flessibile che si avvolge intorno ai nervi che si ‘attiva’ solo quando occorre liberando un liquido che blocca i segnali del dolore. Si impianta durante la chirurgia per un intervento importante che nel post-operatorio potrebbe farsi seriamente ‘sentire’ e che poi una volta esaurito il suo compito si elimina da solo, perché biodegradabile. Insomma si autoelimina senza bisogno di nuova chirurgia. I vantaggi? Molti: può fornire un sollievo preciso e mirato, può essere attivato e modulato con pompa esterna così da diminuirne o aumentarne l’intensità dell’antidolorifico raffreddante. L’auspicio degli ideatori è che possa rappresentare una valida alternativa agli oppioidi e agli altri farmaci che danno dipendenza nel trattamento del dolore post chirurgico. Nulla si inventa e tutto si creare verrebbe proprio da dire, infatti gli ingegneri per realizzare questa tecnologia si sono ispirati ai meccanismi fisiologici che provocano l’intorpidimento delle dita quando sono fredde. è noto che l’intorpidimento infatti (con)gela tutte le sensazioni e su questo e il principio per agire anche sul dolore importante. – Il nostro impianto – spiegano gli ingegneri – consente di produrre quell’effetto in modo programmabile, direttamente e localmente sui nervi mirati, anche quelli profondi all’interno dei tessuti molli circostanti. L’idea è di trattare il dolore senza farmaci, con la possibilità di attivare e disattivare all’istante il dispositivo, con il controllo del paziente sull’intensità del sollievo -.
Potrebbe esser un successo? è naturalmente presto per dirlo, tuttavia alcuni primi studi condotti in laboratorio, su dei modelli animali, ne dimostrerebbero la potenziale efficacia. Non è però una garanzia: occorre testare il dispositivo anche sull’uomo perché la risposta tra le due specie viventi potrebbe non esser uguale. Prendiamo comunque, positivamente, questa notizia: la scienza non si ferma e ci possiamo attendere grandi cose, tutte votate all’innovazione.
Che ne pensi di questa opportunità ?
– Francesca Morelli